Sul pensare architettonico Un’intervista a Uwe Schröder di Renato Capozzi e Francesco Sorrentino
Città
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F. S.: Per lei lo spazio dell’architettura è sempre uno spazio interno, anche quello esterno della città lo definisce come interno. Dunque, l’abitare è sempre legato ad un concetto di spazialità interna?
U. S.: Sì, uno spazio architettonico è uno spazio interno. Gli spazi architettonici non esistono solo all’interno degli edifici, ma anche all’esterno, per esempio come strade e piazze della città. La spazialità della città però non consiste solo di tali spazi interni, ma inoltre anche di spazi esterni che sono legati al paesaggio oppure alla città. Questi spazi esterni non sono spazi architettonici, vuol dire che l’architettura qui non si presenta formando lo spazio verso l’esterno. Nondimeno, l’architettura può sorgere determinante entro tali spazi esterni – che io chiamo campi – marcando le posizioni sul campo, oppure occupando i bordi, cioè profilando il campo. A volte di più, a volte di meno, questi spazi esterni sono legati alla città o al paesaggio. A causa dell’ampiezza, dell’apertura e del vuoto tali spazi esterni all’interno della città sono luoghi di libertà. Mentre gli spazi interni della città, le strade e le piazze sono determinati da convenzioni sociali, gli spazi esterni si presentano perlopiù senza dediche comparabili. Solo il Moderno architettonico del XX secolo apportò un’idea spaziale di città radicalmente cambiata, l’abbandono dello spaziale-interno a favore dello spaziale- esterno. La cosidetta «città aperta» potrebbe essere intesa oggi – nella retrospettiva storica – come riduzione unilaterale della costituzione tipologico- spaziale di città. Gli spazi esterni esterni non furono però l’invenzione originale di questo sviluppo moderno, come parchi cittadini o boulevard essi erano già elementi costitutivi concernenti lo spazio esterno dei precedenti allargamenti della città. Solamente il tentativo di una formazione generale dello spazio esterno ha portato ad una rideterminazione moderna della città come paesaggio di città. Altrove ho parlato – in riferimento a questa rinuncia concettualizzante dell’interno, che riguardò non solo la città moderna, ma parimenti l’architettura moderna – di «oblio della città» e «assenza di spazio». Ad ogni modo alla spazialità della città presente appartengono, secondo me, tutti e due: spazi interni e spazi esterni. In quanto a ciò anche il nostro abitare urbano è legato allo stesso tempo allo spaziale-interno e allo spaziale-esterno...
Autor: Uwe Schröder
Titel: Sul pensare architettonico [Un‘intervista a Uwe Schröder di Renato Capozzi e Francesco Sorrentino]
Sammelband/Zeitschrift: in, Sorrentino, Francesco, Oswald Mathias Ungers. L‘Uno e il Molteplice
Verlag: CLEAN
Ort: Napoli
Datum: 2017
Seite(n): 75 - 83
ISBN: 978-88-8497-545-4
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